“Identità anonime” analizzato da iyezine.com

Desma – Identità anonime

By Alberto Centenari – 24 NOVEMBRE 2014

VALUTAZIONE: 8,5/10

Ci voleva la Atomic Stuff per farci ascoltare un album come quelli che uscivano negli anni novanta, il decennio d’oro per il rock cantato in italiano, portato agli onori della cronaca musicale da band quali Timoria e Litfiba su tutte, e ormai perse tra cantanti tuffatisi nel calderone del pop trash nazionale oppure imbolsiti da anni di vacche grasse in fatto di euro e apparizioni in imbarazzanti programmi dati in pasto al pubblico politicamente corretto e definitivamente lobotomizzato.

Autori di questa bellissima raccolta di brani, che riconcilia con un genere che sembrava definitivamente perso, sono i bresciani Desma, nati da un’idea del tastierista Emanuele Torri, che completa la line-up con il fratello Maurizio alla batteria, il bravissimo chitarrista Diego Gualtieri, il bassista Simone Pedrali e l’ottimo cantante Alberto Gobbi.

Identità anonime

Nel curriculum del gruppo c’è la partecipazione come gruppo spalla al concerto di Iggy Pop And The Stooges a Firenze nel 2012, evento che riempie d’entusiasmo la band portandola in studio per realizzare questo bellissimo album, che sinceramente mi ha stupito: erano anni, infatti, che non rimanevo così affascinato da un disco al 100% italiano.

Lasciate perdere band che ormai non hanno più una goccia di quella sana ribellione che li aveva contraddistinte in gioventù e che oggi viene contrabbandata come tale solo in virtù di patetiche diatribe via internet con (pseudo)presidenti del consiglio, qui si rocka alla grande, con elettricità che si sprigiona su tutto l’album; i Desma sono un gruppo compatto che trasuda rock moderno senza perdere di vista i grandi del passato, nazionali ed internazionali, con nove canzoni da urlo, potenziali hit da ascoltare tutto d’un fiato, e ci trasportano nel loro mondo in cui l’hard rock settantiano incontra il rock italiano, dove riff zeppeliniani amoreggiano con tastiere dalle melodie futuriste ed un cantante dall’impronta renghiana e dalla personalità dirompente ci ricorda che il genere nel nostro paese è più vivo che mai, basta solo sapere dove guardare e, soprattutto, ascoltare.

A mio parere il riferimento maggiore di questo album dei Desma è “2020 Speedball” dei loro concittadini Timoria, un lavoro eccellente che ebbe solo la sfortuna di arrivare dopo il capolavoro del rock italiano di quei tempi, quel “Viaggio Senza Vento” che rappresentò il picco del genere negli anni novanta.

Così, fin dall’opener Visione Liquida, è un susseguirsi di tracce stupende, come la successiva Ombre, dalle tastiere che ricamano melodie prog, la bellissima Falsi Dei, l’hard rock statunitense di Vedova Nera, la semiballad Nuova Alba, la modernissima Inganno Dell’Orgoglio, fino a Pochi Minuti che chiude, alla Litfiba, un album da avere assolutamente.
Effetti collaterali: per un po’ non sentirete altro … giuro.



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