“Identità anonime”: le impressioni di Metallized.it

Analisi del nostro album d’esordio

Desma – Identità Anonime

È tutta una questione di scelte.
Talvolta ti è avverso il fato o qualche altro demone, eppure la vita è una questione di scelte. Difficilmente otterrai qualcosa puntando verso lidi diversi da ciò che vorresti davvero ottenere. Le scelte non sono sempre sintomo di un’alzata di ingegno, di un colpo di genio ma è la vita stessa e la tua sensibilità a farti andare verso una determinata direzione; parafrasando: non tutti nascono per essere filosofi o docenti di fisica teorica, c’è chi si accontenta di lavori più umili, ma non meno dignitosi. C’è chi decide di aprire un negozio di ferramenta, per fare un esempio.

Identità anonime

Ho scelto il negozio di ferramenta principalmente per due motivi: innanzitutto è il secondo posto, dopo il nostro sito, dove potete trovare il metallo in tutte le sue declinazioni, pronto per qualsiasi vostro bisogno. Il secondo motivo, più serio certamente, rientra nel discorso della scelta in quanto descrive appieno la direzione stilistica e compositiva intrapresa dai Desma: parlare alla gente comune, che alle divagazioni auliche preferisce la concretezza di utensili musicali privi di fronzoli e lunghi discorsi intricati, qualcuno che racconti qualcosa di afferrabile al primo ascolto. Ovviamente questo discorso rientra nel campo delle scelte prettamente musicali, infatti il sound proposto da questi cinque ragazzi di Brescia è un alternative metal con forti tessiture elettroniche alla ricerca costante del pezzo catchy e piacevole all’ascolto, nove tracce, nove possibili singoli da radio, ciò ha i suoi pro e i suoi contro, come ogni scelta.
Questi cinque ragazzi però non sono degli sprovveduti, infatti la band si è già messa in mostra nel panorama rock/metal italiano vincendo, tramite un importante contest, la possibilità di esibirsi come opening act al concerto di Firenze di Iggy Pop tenutosi il 27 settembre 2012. Maturi di questa esperienza nel 2014 pubblicano Identità Anonime, il loro album di debutto.

Nove brani per una durata complessiva di circa 35 minuti, dei quali brani solo due superano i quattro minuti di lunghezza e questo fattore rende abbastanza godibile tutto l’album, riuscendo a far arrivare l’ascoltatore tranquillamente a fine disco. Nel sound dei Desma si avvertono le influenze di gruppi rock italiani, soprattutto nel cantato, come NegritaNegramaro e Litfiba seppur inserite in una proposta più pesante, con vaghi echi dei Rammstein o degli ultimi Korn per per quanto riguarda il lavoro elettronico e chitarristico. Tra i pezzi che spiccano maggiormente per gusto e qualità si segnalano Visione LiquidaOmbre e Falsi Dei. Il primo apre l’album come meglio non si può: strani orpelli elettronici, una drum machine iniziale e chitarre molto effettate e un ottimo groove suggellano senza dubbio il miglior pezzo del platter insieme aFalsi DeiOmbresi segnala per i diversi cambi di tempo e di riff che ne fanno un brano molto fantasioso che mette in mostra le grandi qualità tecniche e compositive che la band potrebbe avere e che non sfrutta appieno durante il corso di tutto l’album. Falsi Dei, come detto precedentemente, si contende tranquillamente in titolo di “apice dell’album” insieme al pezzo di apertura per tre motivi: ottimi arrangiamenti tra le chitarre e il basso, traccia vocale del cantante Alberto Gobbi fortemente variegata in tutti i suoi registri e un testo significativo riguardante le credenze e le responsabilità nella vita. La produzione del disco è molto limpida, in certi punti rasenta una plasticità che ben si sposa con le atmosfere elettroniche del sound, ben fatta.

Insomma, questi ragazzi ci sanno fare con gli strumenti tra le mani ma tendono lungo il corso dell’album ad “adagiarsi” troppe volte su pezzi easy listening dalla struttura elementare che non guastano ma alla lunga non ti lasciano molto dentro, tendendo ad amalgamarsi troppo tra loro e, magari involontariamente, ad assomigliare a dei noiosissimi filler. Ciò nonostante non c’è il sentore di alcuna caduta di stile in questo lavoro che ci mostra una band in grado di far riflettere e rilassare qualsiasi amante del metal Made in Italy. È solamente una questione di scelte.

Nino Arcilesi – Metallized.it

15 gennaio 2015

 

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