“Mondo Metal” analizza “Identità anonime”

Promosso il nostro album d’esordio “Identità anonime”

Identità anonime

I Desma si formano a Brescia nel luglio del 2009 da un’idea del tastierista Emanuele Torri, che coinvolge subito nel progetto il fratello batterista Maurizio. La formazione viene completata dal chitarrista Diego Gualtieri e dal bassista Simone Pedrali, mentre l’anno successivo si unisce alla band il cantante Alberto Gobbi. Segnaliamo la vittoria dei Desma al contest nazionale “Battle of the Bands” organizzato da Virgin Radio, Hard Rock Cafè e FIAT, ottenendo così la possibilità di esibirsi come opening act per “Iggy Pop and the Stooges”. Questo importante risultato spinge la band a concentrarsi sulla realizzazione di questo primo full-length dal titolo “Identità Anonime“, pubblicato il 18 novembre 2014 per l’etichetta “Atomic Stuff Records”.

Il sound dei Nostri si ispira sia ai mostri sacri dell’Hard Rock internazionale quali Deep Purple e Led Zeppelin, sia ai gruppi di casa nostra quali Afterhours, Timoria (e in diverse occasioni devo dire che l’impostazione vocale di Alberto mi ha richiamato quella di Francesco Renga), Litfiba, Subsonica e Negramaro. Detto ciò, ascoltiamo cosa ci offre questo “Identità Anonime“.

Scorrendo la tracklist troviamo in apertura l’ottima “Visione Liquida“, caratterizzata da massiccissimi riff e una componente elettronica molto marcata. Accattivante il ritornello, decisamente coinvolgente e orecchiabile.

Ombre” mantiene un bel ritmo, con un riffing dalle sfumature malinconiche e l’elettronica, elemento cardine di questi 9 brani. La voce di Alberto Gobbi si presenta effettata, con un filtro stile radiofonico (espediente che farà capolino in diverse altre tracce successive), ripulendosi durante il ritornello. All’altezza del secondo ritornello inoltre cambiano i ritmi, divenendo più “danzerecci” e coinvolgenti per poi sfociare nell’intrigante sezione solista lasciata al synth. Uno sprazzo di sonorità prog nel finale a cura di Emanuele Torri.

Indifferente” è la prima ballad del lotto, con il pianoforte e un andamento contenuto e riflessivo a farci assaporare una piacevole traccia, che “calma” un po’ le acque dopo lo scoppiettante inizio. Il ritornello si “energizza” un po’ con l’ingresso delle distorsioni, ma si tratta di una energia malinconica visto anche il tema trattato, e i ritmi si mantengono cadenzati. Diego Gualtieri ci delizia con brevi assoli di chitarra ispirati e ben incastonati nel contesto, posti tra i refrain come a voler sottolineare il concetto e lasciare il tempo all’ascoltatore di assimilarlo.

Si torna alle sonorità belle sature con “Falsi Dei“; chitarre robuste e ritmiche dalla cadenza quasi ipnotica accompagnano la buona interpretazione del cantante, i ricami del synth sono sempre ben in evidenza e ornano tutta la struttura con le loro trame, composte sapientemente da sonorità spaziali e quelle più classiche del rock settantiano. I Desma inoltre non ci fanno mancare stacchi più melodici, come durante la sezione solista centrale.

Mi piace come risulta strutturata la successiva “Illusione“, e gran merito va alla dinamicità espressa dal lavoro alle pelli di Maurizio Torri. Le strofe si muovono su un mid-tempo sincopato/tribaleggiante, poi il pre-chorus si dilata su un andamento cadenzato e ricco di pathos, e infine arriva il ritornello, che accelera i ritmi e sprigiona una bordata di malinconica energia per pochi ma intensi secondi. Il brano mi ha decisamente coinvolto, e ancora si dimostrano piacevoli gli assoli, brevi ma sempre ben intonati alle atmosfere e di ottimo gusto.

Un bell’hard rock grintoso e massiccio quello che fa da impianto strutturale a “Vedova Nera“, sapientemente condito con una forte componente elettronica che sa di ammiccante ma anche di pericoloso. Comparto ritmico roboante, con la batteria e il basso di Simone Pedrali a dettare il martellante mid-tempo come fossero uno schiacciasassi in marcia.

Nuova Alba” ri-allenta la presa con le sue strofe acustiche, rilassate e spensierate, per poi imprimere maggiore vigore sui ritornelli, che sembrano essere un urlo liberatorio. Traccia godibile che ci prepara all’atto conclusivo di questo album.

Molto accattivante “Inganno dell’Orgoglio“, un pezzo elettrico e coinvolgente a cui segue “Pochi Minuti“, robusta nelle strofe e maggiormente aperta alla melodia nei ritornelli.

Un album schietto e diretto che gli amanti del VERO rock italiano contaminato di elettronica di qualità apprezzeranno senza ombra di dubbio. “Identità Anonime” è un buon debutto e un piacevolissimo ascolto che, grazie al numero contenuto di brani – nove per me è il numero perfetto – e alla loro durata contenuta – quasi tutti si attestano intorno ai tre minuti e mezzo -, scorre liscio e si dimostra longevo anche sui successivi passaggi.

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